Mentre si compiono i lavori di ampliamento e di ridefinizione architettonica sotto la direzione di Carlo e Amedeo di Castellamonte, per volontà di Cristina di Francia si procede con la decorazione dei due appartamenti del piano nobile, identici per numero di locali e disposizione, differenti negli apparati decorativi. Viene progettata una decorazione fastosa in stucchi e pitture, cui si accompagnano preziosi “corami” di rivestimento delle pareti. I lavori iniziano dal salone e dall’appartamento rivolto a sud, verso Moncalieri, composto da cinque stanze e un gabinetto. Il compito viene affidato alla famiglia di Isidoro Bianchi originario di Campione, che vi lavora assiduamente dal 1633 al 1642 affiancato dai figli Pompeo e Francesco.
Il tema individuato per ciascuna stanza come traccia primaria della decorazione viene presentato nell’affresco centrale della volta per essere ripreso e illustrato negli affreschi e negli stucchi e nella fascia del fregio.
Se nell’appartamento di rappresentanza di Cristina, fortemente connotato dagli stucchi dorati, lavorano i Bianchi, nelle stanze verso settentrione, destinate al giovane principe ereditario Carlo Emanuele, troviamo impegnati nell’esecuzione degli apparati decorativi prima i Bianchi e in seguito altri artisti appartenenti a famiglie di imprenditori originarie della regione dei Laghi, tra cui i Casella e i Recchi (1633-1646).
Il programma generale della decorazione e la scelta dei singoli episodi sono ideati dal conte Filippo di San Martino d’Agliè, che nella scelta dei temi delle stanze verso Po dell’appartamento sud si ispira al poema ovidiano delle Metamorfosi. Il ciclo è conservato nella sua unitarietà anche se ha subito, in alcune stanze, modifiche ottocentesche.